Pontassieve

Situato alla convergenza del fiume Arno e del suo affluente Sieve, il territorio di Pontassieve ha subìto nel passato il dominio degli etruschi e dei romani. È però in epoca medievale che il Borgo ha acquistato importanza e prestigio. Il nodo fluviale sulla via che collegava Casentino e Romagna, infatti, destò infatti l’interesse della vicina Firenze, tanto che furono alcune importanti famiglie della Repubblica fiorentina a far erigere la fortezza di Castrum Sancti Angeli, attorno alla quale si arroccarono le abitazioni del borgo e circondata da una possente cinta muraria, nel 1357. Con la costruzione del Ponte Mediceo nel 1555, commissionato da Cosimo I de’ Medici e realizzato, probabilmente, su progetto di Bartolomeo Ammannati, Castel Sant’Angelo cambia il proprio nome nell’attuale. Nel corso dei secoli, Pontassieve è stato un importante centro vinicolo e agricolo, diventando tra XIX e XX secolo, grazie alla costruzione delle linee ferroviarie che collegano Firenze con Arezzo e con il Mugello, anche polo produttivo. Colpito da pesanti bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, è stato ricostruito nel dopoguerra e oggi è una cittadina di circa 21.000 abitanti, principale centro della Valdisieve e nota per alcune produzioni di qualità in ambito vinicolo e artigianale, soprattutto nel campo della pelletteria. Ad oggi, dell’antica fortificazione medievale restano solo pochi tratti delle mura e tre delle quattro originarie porte.
Nella piazza principale del paese si affacciano, da un lato, la Chiesa di San Michele Arcangelo, dall’altro, il settecentesco Palazzo Sansoni-Trombetta, sede del Municipio, che al primo piano conserva, nella Sala delle Eroine, gli affreschi attribuiti a Ferdinando Folchi che ritraggono figure femminili protagoniste di imprese gloriose.
Le colline di Pontassieve conservano Memoria della storia di questi luoghi. Che sia la Storia recente, conservata nei boschi di Montegiovi da cui partirono i partigiani che liberarono Firenze, fatta di Resistenza e lotta di Liberazione, ma anche di terribili eccidi nazifascisti come quello di Pievecchia, dove quattordici persone furono trucidate per rappresaglia, fino alla storia più antica, in cui leggenda e realtà si incontrano, proprio come accadde per la prima volta tra Dante e Beatrice nella Pieve di San Miniato a Pagnolle, nella piccola frazione di Monteloro, dove la famiglia del Poeta e quella dell’amata avevano due residenze di campagna.

La Pieve di San Miniato a Pagnolle risale al XII secolo ed è incastonata tra le colline sopra le sorgenti del torrente Falle e poco a ovest del torrente Sieci. Vi si arriva percorrendo la strada che collega la pieve di Monteloro alla pieve di San Martino a Lubaco. La piccola chiesa parrocchiale è documentata per la prima volta in una bolla di Papa Pasquale II risalente al 1102. Già nel 1301 fu istituita come parrocchia, in seguito, dal 1606, fu accorpata al patronato dei Marchesi Guadagni. L’edificio presenta una pianta a capanna con coperture a capriate in legno, sui lati dell’unica navata sono presenti due confessionali, adornati con archi in pietra. All’esterno della struttura il portico fu aggiunto alla costruzione soltanto nel XVI secolo e il campanile a vela presenta una merlatura molto singolare.
È qui che si narra sia nata la storia d’amore più famosa al mondo, quella tra il Sommo Poeta e Beatrice Portinari: a circa 300 metri dalla chiesetta, infatti, si erge la Villa dei Portinari e, poco più distante, il “resede” degli Alighieri e, secondo molti, proprio all’uscita della Pieve Dante ha incrociato per la prima volta lo sguardo di Beatrice.

È la frazione più piccola del Comune di Pontassieve e la più lontana dal capoluogo.
L’etimologia del nome “Acone” non è certa, ma secondo alcuni risalirebbe al nome di un colono romano (Aconius), mentre secondo altri potrebbe riferirsi al termine latino acona, che indicava la pietra per affilare, sottolineando la natura pietrosa del terreno.
Nel VI secolo a.C. si iniziano a documentare i primi insediamenti in questi luoghi, lungo la strada romana che collega Monte Giovi a Fiesole e, durante la Seconda guerra punica, nel 271 a.C., l’area sulla quale poi sarebbe sorto il primo borgo rurale viene attraversata dall’esercito di Annibale.
Tra il IX e il X secolo, Acone fa parte del feudo dei Conti Guidi di Romagna, che scelgono di risiedere nel Castel d’Acone che, nel XIII secolo, diventa residenza della nobile casata de’ Cerchi, tanto che nella Divina Commedia, il piccolo borgo e i Cerchi sono citati da Dante, nel canto XVI del Paradiso:

«Sariesi Montemurlo ancor de’ Conti;
sarieno i Cerchi nel piovier d’Acone,
e forse in Valdigrieve i Buondelmonti »
(Canto XVI, 63-66)

Nel 1308 Acone si unisce alla Lega dei popoli di Diacceto, Monteloro e Rignano per poi entrare a far parte nel 1375 nella podesteria di Pontassieve. La famiglia fiorentina de’ Medici, nel XIV secolo, spodestati i Comuni, acquisisce il territorio dove sorge Acone. Testimonianza de’ Medici la si può tuttora trovare in una lapide posta all’ingresso della Pieve del paese.

Pontassieve vanta una lunga tradizione artigianale, in cui si distinguono la lavorazione della pelle e alcune produzioni artistiche come la ceramica e la scagliola. Il tessuto produttivo è ricco di piccole aziende che realizzano prodotti per i grandi marchi e aziende che legano il nome di questo territorio alla pelletteria e al lusso. Ma Pontassieve è “terra di vigne”, i cui vini erano rinomati già prima dell’epoca del Granducato di Toscana. Prevalentemente si produce Chianti Rufina, la più piccola specificazione geografica del Chianti, che caratterizza l’intero territorio. Di altissima qualità anche la produzione di olio extravergine toscano a indicazione geografica protetta (IGP).

Una tradizione, quella enogastronomica di Pontassieve, particolarmente ricca che vanta prodotti locali la cui qualità è garantita da allevatori e coltivatori che sanno unire tradizione e innovazione, nel nome del rispetto e della tracciabilità di tutte le fasi dalla produzione alla vendita. Tra i prodotti più conosciuti della zona, lo zafferano – produzione tipica delle colline fiorentine – e il bardiccio, salsiccia tipica della Valdisieve e presidio Slow Food, ottenuta dalle parti meno nobili della carne di maiale e di manzo, dal gusto deciso e dal marcato sapore di finocchietto selvatico, spezie e aglio.

Principale centro della Valdisieve e situata alle porte di Firenze, alla confluenza dell’Arno con uno dei suoi principali affluenti, il fiume Sieve, Pontassieve è una cittadina circondata da colline punteggiate da pievi, castelli e antiche dimore che testimoniano il rapporto stretto e antico dell’uomo con queste terre e creano un museo diffuso a cielo aperto.

Dell’imponente fortezza medievale di Castel Sant’Angelo oggi restano solo tre porte di accesso alla città che delimitano il cuore del paese: la Porta Fiorentina, la Porta Filicaia, della quale è rimasto solo l’arco e la Porta Aretina. Mentre della quarta, la Porta del Capitano, non esistono più tracce.

Il Ponte Mediceo, che ha dato il nuovo nome al centro abitato e che collega lo storico borgo di Pontassieve con la frazione di San Francesco di Pelago, risale al 1555, quando Cosimo I de’ Medici ne commissionò a Stefano di San Piero a Ponti e al figlio Tommaso la costruzione, probabilmente su progetto di Bartolomeo Ammannati, dopo il crollo dell’antico ponte in pietra distrutto dalla Sieve nel 1547. Restaurato nel 1788 su ordine del Granduca Pietro Leopoldo di Lorena e successivamente ricostruito parzialmente dopo i danni provocati dai bombardamenti durante la IIª Guerra Mondiale, presenta una struttura costituita da due arcate in mattoni rossi che poggiano su un robusto pilone centrale in pietra forte, dominato dallo stemma della nobile famiglia fiorentina ed è interamente lastricato in pietra.

Il settecentesco Palazzo Sansoni-Trombetta, oggi sede del Municipio di Pontassieve, fu centro della vita economica, religiosa, politica e sociale sotto la podestà della famiglia Anforti, per passare poi alla famiglia Trombetta nell’800; la famiglia si imparentò successivamente con quella livornese dei Sansoni (da qui il nome Sansoni-Trombetta). All’interno del Palazzo, di grande pregio gli affreschi conservati nella Sala delle Eroine, un ciclo di opere attribuite a Ferdinando Folchi, che rappresentano sette figure femminili protagoniste d’imprese valorose. Oggi il palazzo ospita prestigiose mostre d’arte nella Sala delle Colonne, situata al piano terra e conserva il fondo librario appartenuto a Eugenio Sansoni, già Sindaco di Livorno, che comprende 898 opere in 1425 volumi, prevalentemente dell’800, ma con alcuni volumi del 500, del 600 e del 700.

Santuario della Madonna delle Grazie al Sasso
Situato a più di 500 metri di altezza, sulla valle del Borro delle Sieci e circondato da boschi, il Santuario rappresenta il principale complesso architettonico dell’Area Naturale Protetta di Santa Brigida e uno fra i più importanti complessi devozionali del territorio, luogo di culto e di pellegrinaggio.
La sua costruzione iniziò il 2 luglio 1490, per raggiungere l’aspetto odierno, con il loggiato che si affaccia sull’area antistante e il complesso architettonico diviso in oratorio superiore e inferiore arricchito da campanile, la cui realizzazione risale al 1510.

L’area naturale protetta Poggio Ripaghera – Santa Brigida – Valle dell’Inferno si estende per circa 800 ettari sopra l’abitato di Santa Brigida.
Un’area naturale che rappresenta un raro equilibrio tra presenza umana ed elementi naturali, compresa fra un’altitudine massima di 914 metri e una minima di 400, è ricca di specie vegetali e arboree e popolata da una variegata fauna selvatica. Numerosi sono i sentieri per il trekking che guidano da anni appassionati e amanti della natura alla scoperta delle particolarità di questa oasi verde, come la presenza – unica in Italia – della varietà floreale del Cisto Laurino o fiore della Madonna. Il bosco è, inoltre, disseminato di antiche burraie, edifici che testimoniano i numerosi insediamenti del passato, oggi recuperate e inserite in un gradevole percorso trekking, il sentiero delle burraie.

Castello del Trebbio
Si erge sull’antico feudo di Monte Croce, sulle colline di Santa Brigida, possesso dei conti Guidi e si è sviluppato a partire dal 1184, data a cui risale il piccolo nucleo originario. Fra il XII e il XIV secolo divenne la roccaforte del territorio compreso tra Santa Brigida, Santa Maria a Fornello e San Martino a Lubaco, di cui la nobile famiglia di banchieri fiorentini dei Pazzi acquisì la proprietà.
Fu proprio nella grande sala di questo imponente castello che Francesco de’ Pazzi e Bernardo Bandini ordirono la “congiura de’Pazzi” per eliminare Lorenzo e Giuliano dei Medici e che portò, il 26 Aprile 1478, durante la messa nella cattedrale di Firenze, all’uccisione di Giuliano de’ Medici. Fallita dunque la congiura, a cui sopravvisse, infatti, Lorenzo de’ Medici, i colpevoli furono giustiziati e il castello, inizialmente confiscato dai Medici, tornò ai Pazzi, ma lo stemma della famiglia, raffigurante due delfini, rimase scolpito all’ingresso ed è ancora oggi visibile.

Urp Comune di Pontassieve

055 8360241 – 055 8360245

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